I QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE

di Luigi Pirandello
regia, musica Andrea Liberovici

con
Ottavia Fusco
Adolfo Margiotta

Dove: Teatro India, Roma (prima)
Prima: 6 maggio 2003
Durata: 1h 30′
Produzione: Teatro Stabile di Roma

I QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE: NOTE DI REGIA

Credo che Pirandello abbia sempre utilizzato il teatro e la scrittura per sua intima e personale ricerca. Fare e farsi, in prima persona, delle domande anche dolorose e scomode, vuol dire, dal mio punto di vista, ricercare e quindi scegliere, momento per momento, fra il crescere e l’invecchiare. Rispetto poi alla “comunicazione”, tanto più in questo momento storico, penso sia viva questa dialettica attraverso due strade contrapposte: l’intrattenimento, la cui funzione sta nel dare risposte, spesso consolatorie, e la ricerca che, nel migliore dei casi, diventa arte e che, come tutta l’arte, interroga.

I QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE
di Luigi Pirandello
regia, musica Andrea Liberovici

con
Ottavia Fusco
Adolfo Margiotta
Alexsandar Cvjetkovic
Ivan Castiglione
Claudio Marchione
Samia Kassir
Federica Paolillo

scene Paolo Giacchero
costumi Sylvia Aymonino
luci Giovanni Santolamazza

Liberovici, autore anche delle musiche, offre un’originale riscrittura scenica del celebre romanzo pirandelliano, avvalendosi di una giovane compagnia di attori.La messa in scena dei “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” rappresenta il primo esito concreto del progetto “Pirandello e la procognizione del virtuale” che oltre alla spettacolo prevede un laboratorio di giovani attori guidati dallo stesso Liberovici ed impegnati nella sperimentazione del rapporto tra reale e virtuale, tra scena e immagine filmica, a partire proprio dalle intuizioni pirandelliane.
da Il Giornale, 27.03.2003

Nella sua ossesiva modernità di scrittore quanto mai attento alle lacerazione e all’alienazione della coscienza umana, Luigi Pirandello ebbe la straordinaria capacità di precorrere i tempi e di avvertire conurgenza temi oggi attualissimi. Capacità sulla quale mostra di fare leva un affascinanteprogetto messo a punto dal Teatro di Roma e intitolato non a caso “Pirandello e la precognizione del virtuale”. Nello spazio arioso e spartano dell’ex-stabilimento industriale del quartiere ostiense, le geniali intuizioni di Pirandello intorno al cinema, alla tecnologia, all’occhio esterno della telecamera suonano imponenti e ben calibrate sul luogo. Qui il luogo è tutto.
di LAURA NOVELLI
da Il Giornale, 24.05.2003

Serafino Gubbio è l’emblema di tutti coloro che sono pronti a pagare a caro prezzo la possibilità di “apparire” agli occhi degli altri, sia pure come labili sembianze su un lenzuolo bianco o come trasparenze sullo schermo. Credo che Pirandello abbia utilizzato il teatro e la scrittura per la sua intima ricerca. Fare e farsi, in prima persona, delle domande anche dolorose vuol dire ricercare, e quindi scegliere, momento per momento, fra il “crescere” e l’”invecchiare”.
Emilia Costantini
da il Corriere della Sera, 05.04.2003

Serafino Gubbio – spiega Liberovici – è un romanzo che può essere letto anche come metafora della morte dell’arte nella civiltà delle macchine e la sua versione scenica. Vorrei che fosse proprio una sorta di soliloquio con la partecipazione di fantasmi virtuali interpretati da attori e riprodotti da macchine. Ed è in questo che Pirandello mi sembra che sia con tutte le sue riflessioni al centro del presente. In questo suo dialogo costante e serrato con la gestazione poetica, con la fantasia, con la finzione e la realtà di questo periodo in cui trionfa l’immateriale.
di CARLA ROMANA ANTOLINI
da Liberazione, 06.05.2003