MACBETH REMIX

un travestimento tratto da W.Shakespeare e F.M. Piave di Edoardo Sanguineti
musica, regia Andrea Liberovici

con
Ottavia Fusco
Massimo Venturiello
Judith Malina (registrata)

Dove: Teatro San Nicolò – Spoleto – Festival dei Due Mondi
Prima: 09-07-1998
Durata: 1h 30’
Produzione: Spoleto Festival dei Due Mondi – Teatro del Suono

FESTIVAL SPOLETO: IN SCENA MACBETH REMIX

Protagonisti del lavoro (che si avvale della collaborazione dello scenografo Filippo Garrone, della coreografa Costanza Campi, di Milena Canonero, Premio Oscar per i costumi di Barry Lyndon, del light designer Filippo Ghisoli, e di un gruppo di straordinari interpreti vocali tra i quali Judith Malina) Ottavia Fosco e Massimo Venturiello. ”Il mio Macbeth? -commenta l’attore- un uomo razionale, fatalmente sedotto dal fascino inequivocabile della sua dark lady. Presente con la forza dell’eloquio e della passione. Fisicita’ concreta, sensuale, affascinante, misterica”.

MACBETH REMIX
un travestimento tratto da W.Shakespeare e F.M.Piave di Edoardo Sanguineti
musica e regia Andrea Liberovici

con
Ottavia Fusco
Massimo Venturiello
Judith Malina (registrata)

soprano: Kathy Altson
strega, Banquo: Paola Bacchetti
strega, portiere: Tosca Francesca Donato
strega, sicario, Seyton: Cinzia Veronesi
strega, sicario, Lennox: Francesca Faiella
ballerina: Costanza Campi
streghe: Raffaella Bergamini, Claudio Martinengo

Direttore musicale: Gloria Clemente
Scene: Filippo Garrone
Costumi: Milena Canonero
Movimenti coreografici: Costanza Campi
Luci: Pippo Ghisoli
Progetto di spazializzazione sonora Gmem, Centre National de Création Musicale, Marsiglia

Giovane Orchestra Ligure
allestimento:
Realizzazione Props & Decors, Alessandria
Sartoria Anna Mode 68, Roma
Parrucche Rocchetti & Carboni, Roma

L’inizio è vagamente terroristico, con un’aggressione di suoni, rumori, parole, sospiri, musiche o idea di musica, assemblati con un gusto esplosivo dell’anticipazione.(…) Questo Macbeth Remix è, insieme, una forma teatrale molto chiusa e molto aperta. E’ una tipica contaminazione di segni che insegue il miraggio di una sperimentazione assoluta e, va detto, la raggiunge quasi sempre.
di MAURO MANCIOTTI
da Il Lavoro/La Repubblica, 29.04.1999

Tutto è affastellamento di schiocchi, sibili, canzoni, lacerti mahleriani e brandelli di bel canto, rumori pervasivi e intermittenze soniche techno, attorno a Macbeth; (…) Pura forza sonica delle parole inchiavardate da Liberovici sulle tracce delle metriche regolari.(…) E’ interessante notare come, dall’accumulo caotico di suoni che aggrediscono lo spettatore nei tratti iniziali, si dipani poi, progressivamente, un ordine narrativo-musicale via via più chiaro, mano mano che la vicenda, invece, capitola verso la follia ineluttabile di una storia “piena di rumore, e di furore, e che però, poi significa niente”.
di GUIDO FESTINESE
da Il Manifesto, 29.04.1999

Una musica scritta su uno strano spartito chiamato Macbeth con le sue note di continui temporali, di civette premonitrici, di duelli di spade, di urla dei bambini, di voci della coscienza di Macbeth in bilico tra ragione e carattere, tra ambizione e destino, tra demoni e il culmine della vita e della felicità.
da Il Corriere della Sera, 09.07.1998